La gravidanza è un momento da celebrare
- Progetto Baby Space
- 25 feb
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 9 apr
Ma anche le altre fasi della vita della donna. Perché la ciclicità femminile è una forza, non una debolezza e qui vi racconto come sto imparando a fidarmi del mio istinto e a riconnettere corpo, mente e spirito.
Siccome ho deciso di dare a questo blog un taglio molto schietto e personale, inizio questo post con un’autodenuncia: confesso, Vostro Onore! Prima di diventare mamma, ero una di quelle persone che guardava dall’alto in basso pratiche come blessing way, period party, cerchi di donne e in generale quelle iniziative che – secondo gli organizzatori – dovrebbero risvegliare la consapevolezza verso la propria “energia” femminile. Le derubricavo a romanticherie prive di fondamento, usanze folkloristiche, robe da hippie o da sciamani. Che paradosso: ero cresciuta leggendo romanzi fantasy femministi (avete presente “Le nebbie di Avalon”?), affascinata dal neopaganesimo della Wicca, dal tarantismo pugliese e dalle civiltà gilaniche (le società basate sul culto della Dea Madre) del Neolitico, avevo scelto un certo percorso di studi perché ero affamata di mitologia e culti antichi e se non mi ero iscritta alla facoltà di Antropologia era stato solo perché sapevo che poi avrei dovuto tirare a campare con il reddito di cittadinanza (lol). Insomma, nonostante questo background ero diventata incredibilmente scettica e giudicante verso le tante pratiche che cercano di coltivare il women empowerement rifacendosi da un lato a tradizioni antiche, dall’altro coltivando l’unione tra corpo, mente e spirito: “riconnessione femminile”, “risvegliare il femminile sacro” mi sembravano esagerazioni belle e buone, ma soprattutto ero convinta che la lotta per la parità dei sessi andasse praticata con razionalità e rigore scientifico, che “femminile” e “maschile” fossero solo dei costrutti culturali, delle categorie piene zeppe di stereotipi.
Un cambio di rotta, fra modernità e tradizione
Quando ho iniziato a cercare la gravidanza che poi mi ha dato il mio bambino, qualcosa è cambiato. Non vi parlo ora del mio percorso, a cui magari dedicherò spazio più avanti: vi dico solo che in quel momento, mentre mi accingevo a iniziare le terapie per la fecondazione in vitro, ho capito l’importanza di essere “a posto” non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello mentale e spirituale. E quindi non ho solo iniziato a mangiare meglio, smesso di fumare la mia unica sigaretta quotidiana e salutato spritz e birrette. Ho anche fatto diverse sedute di agopuntura e di fisioterapia del pavimento pelvico. Ma soprattutto, e la cosa strana è questa, ho tirato fuori un mio vecchio libro sul calendario celtico e ho iniziato a celebrare quel tempo che stavo vivendo con piccole azioni rituali e propiziatorie. Da una parte, non volevo lasciare niente di intentato, volevo fare tutto quanto mi era possibile per diventare mamma. Dall’altra, era come se, mentre mi affidavo alla scienza medica più avanzata per avere un figlio, io non volessi rinunciare alla magia e al mistero che appartengono alla creazione di una nuova vita. Tutte queste azioni mi hanno aiutata ad essere più centrata su me stessa in quel momento importante e impegnativo: non so se abbiano fatto o meno la differenza, di certo mi hanno permesso di focalizzare al massimo il mio obiettivo.

Vivere la gravidanza con consapevolezza e pienezza
La mia gravidanza è stata fortunatamente bellissima e senza intoppi, a parte le forti nausee del primo trimestre. Durante quei 9 mesi ho vissuto un vero “stato di grazia”, ho scoperto di quanta bellezza e potenza era capace il mio corpo nel creare una nuova vita dal nulla, ho sperimentato una connessione con la Natura che non conoscevo, una sensibilità nuova verso le piccole cose. Un giorno ho pianto, perché mi era caduto un uovo per terra e si era rotto: pensavo a quanta fatica ed energia era andata sprecata, come se quell’uovo lo avessi prodotto io. Un po’ di rammarico e di rabbia, però, me li porto dietro, perché non mi sono mai fermata: ho lavorato fino all’ultimo giorno, fino alla quarantesima settimana. Per una partita iva come me è certamente un bene, ma c’erano giorni di lavoro così frenetici che io mi dimenticavo addirittura di essere incinta. Passavo giornate intere al computer o al telefono, la mia testa era tutta su quella cosa da fare, su quel progetto da finire, e dentro di me ripetevo: speriamo che non nasca prima, altrimenti come faccio? In quei momenti mi sentivo in colpa, verso me stessa e verso il mio bambino, perché non riuscivo a ritagliarmi nemmeno mezz'ora al giorno per “stare” con lui. In tutto ciò, ero bombardata in continuazione da informazioni sull’importanza della comunicazione madre-feto: sdraiarsi sul letto per sentirne meglio i movimenti, parlare con lui, leggere un libro, ascoltare musica... io praticamente lavoravo e basta. Ho preparato la borsa per l’ospedale una settimana prima del parto, per farvi capire. Purtroppo non è sempre vero che “se vuoi, puoi”: in questo caso specifico dipende dal lavoro che fai, dal contesto in cui vivi, dalla rete di aiuti che hai a disposizione.
Per carità, so che ci sono problemi ben più gravi, ma quel tempo per me stessa e per la mia pancia mi è mancato. Alla fine quei 9 mesi passano in un battibaleno e non tornano più: avere avuto un po’ più di tempo per godermi quegli attimi mi sarebbe piaciuto, lo confesso. La gravidanza e successivamente il puerperio ci riportano ad un’altra dimensione. Sono fasi che richiedono i loro ritmi, come tutte le cose in natura. Ritmi completamente diversi da quelli frenetici della vita moderna. La gravidanza poi è per noi donne un’occasione di trasformazione non solo fisica, ma anche emotiva e spirituale e dovrebbe esserci consentito di riappropriarci del giusto spazio e tempo, per vivere appieno questa trasformazione. Ecco perché, ascoltando la diretta di Progetto Baby Space dedicata al tema della gravidanza olistica (se ve la siete persa, la trovate qui) mi si è accesa la classica lampadina! Alessandra e Silvia Federico, ostetrica e naturopata, hanno esplorato proprio il legame tra femminilità, corpo e gravidanza. Come cambia la connessione con noi stesse in questo periodo e quali pratiche possono aiutarci a vivere la gestazione con più equilibrio e benessere. È stata una bella sorpresa per me, perché ho capito che tutte le azioni di cui vi ho raccontato, che io avevo messo in pratica in maniera un po’ confusa e self-made, hanno un riscontro e una tradizione precise nell’ambito delle discipline olistiche.

La ciclicità femminile: fonte di potere, creatività e trasformazione
Da quando è nato Aldo, non solo rivendico con forza un tempo lento per me e per noi. Ho anche iniziato a guardare con simpatia e interesse tutte quelle attività verso le quali in passato nutrivo una immotivata diffidenza, pratiche individuali e collettive che “celebrano” le varie fasi della femminilità: la gravidanza e il parto, la maternità e il puerperio, il menarca e la menopausa. Anziché considerare questi momenti come dei tabù (pensiamo al menarca o alla menopausa) o solo nell’ottica dell’ospedalizzazione e della malattia (vale per la gravidanza e il parto), si impara a viverli come momenti di sensibilità superiore, preziosi per
riscoprire la fiducia nelle proprie capacità e la forza che ogni donna porta dentro di sé. Nella cultura occidentale è ormai radicata la convinzione che la ciclicità femminile sia una debolezza, una fragilità, da reprimere e temere. Proviamo, invece, a vederla come una fonte di potere, creativo e trasformativo. In altre parole, proviamo a non domare, ma a liberare la nostra natura. E allora mi sembra appropriato affidare la chiusura di questo post alle parole di una scrittrice – Clarissa Pinkola Estés – che su questo tema non è seconda a nessuno: “Siamo pervase dalla nostalgia per l'antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio.
Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l'ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dietro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l'ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe”.

🌿Alla gravidanza olistica e alla connessione con la femminilità era dedicata anche la diretta di Progetto Baby Space di Febbraio, insieme a Silvia Federico, Ostetrica e Naturopata.
In quell’incontro abbiamo parlato di come il corpo, la mente e lo spirito siano profondamente intrecciati durante la gravidanza, e di quali pratiche possano aiutarci a vivere questo viaggio con più consapevolezza ed equilibrio.
💡 Se ve la siete persa, potete rivederla qui! 🔗✨
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